Il discorso del re
I nuovi Stati Uniti si sono presentati al mondo lunedì, peggio di come immaginavamo
Buongiorno!
sono Benedetta e questa è Quarantasette, la newsletter di Generazione sugli Stati Uniti.
Nella sua prima versione, questa newsletter sarebbe dovuta terminare oggi, con l’insediamento del quarantasettesimo presidente. Qualche tempo fa, però, ho deciso con la redazione di Generazione di prolungarla e di farla diventare un racconto settimanale sugli Stati Uniti, a tempo indeterminato.
Guardando la cerimonia di insediamento di Trump, ieri pomeriggio, ho rinnovato questa intenzione tra me e me. Sono tempi strani ed è importante che i media indipendenti, senza editori o finanziamenti, si occupino di raccontare le cose-come-stanno, nei limiti che riscontriamo e riscontreremo d’ora in poi sulle piattaforme digitali dove è possibile fare giornalismo oggi: quasi tutte possedute da loro, i nuovi oligarchi americani, in prima fila ieri.
Al termine di questo numero, lascerò un po’ di link utili per seguire il racconto degli Stati Uniti nei prossimi quattro anni.
Iniziamo.
L’ultimo discorso di Biden
Il 15 gennaio, Joe Biden ha fatto il suo ultimo discorso da presidente. È durato 17 minuti ed è andato in onda poco dopo l’annuncio di cessate il fuoco tra Hamas e Israele, di cui l’ex presidente si è preso parte del merito. Nel restante tempo, ha dipinto un’immagine spaventata e allarmante del futuro degli Stati Uniti.
Per spiegare la situazione politica e sociale del paese ha utilizzato una metafora piuttosto fantasiosa. Ha detto che l’America è come la statua della libertà: in movimento, in marcia. Entrambe le cose sono state costruite per potersi muovere avanti e indietro e sopportare la furia del maltempo: “Lei [la statua della libertà] dondola di qualche centimetro, ma non cade mai nella corrente sottostante. Un capolavoro di ingegneria”.
Su questa linea, in termini di capolavori americani, ha parlato del recente avanzamento tecnologico del paese, in relazione alla crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti durante e immediatamente dopo la pandemia da Covid-19: “Anziché perdere il loro lavoro per colpa della crisi economica, milioni di americani hanno conservato la loro dignità. Milioni di imprenditori e aziende hanno creato nuovi business e industrie, assumendo lavoratori americani, utilizzando prodotti americani. E insieme, abbiamo lanciato una nuova era di possibilità americane: una delle più grandi modernizzazioni alle infrastrutture della storia, nuove strade, ponti, acqua pulita e internet ad alta velocità accessibile per ogni americano. Abbiamo inventato il semiconduttore, più piccolo della punta del mio mignolo, e ora stiamo riportando qui le fabbriche di chip, creando migliaia di nuovi posti di lavoro”.
Comunicativamente, ha utilizzato il discorso tecnologico per fare da ponte con il passaggio successivo, molto più diretto e allarmistico. Ha detto: “Voglio mettere in guardia il paese su alcune cose che mi preoccupano molto. E cioè la pericolosa concentrazione di potere nelle mani di poche persone ultra-ricche, e le pericolose conseguente del loro abuso di potere, se non verrà controllato. Oggi, un’oligarchia sta prendendo forma in America, creata sulla base di ricchezza estrema, potere e influenza che sta letteralmente minacciando la nostra intera democrazia, i nostri diritti fondamentali, libertà e possibilità. Ne vediamo le conseguenze in tutto il paese. E l’abbiamo già viste accadere prima”.
Questo è il primo dei molti appunti che Biden ha fatto al proprio successore, toccando uno dei tasselli che ancora distinguono i democratici dai repubblicani, in campo istituzionale e governativo, in termini di equilibri e concezione della politica.
Durante la cerimonia di insediamento, la prima fila - appena dietro il figlio di Donald Trump, Baron - era occupata da una serie di CEO e proprietari di big tech statunitensi. Dietro di loro, membri del Congresso, l’organo legislativo del governo.
Simbolicamente, anche questo è un pezzo del puzzle che Biden ha provato a comporre con il suo saluto. Negli Stati Uniti (e ne abbiamo già parlato qui) stanno cambiando gli equilibri di potere e se ne stanno consolidando alcuni che per molti anni sono stati arginati e controllati, goffamente ma con una chiara intenzionalità politica. Il passaggio istituzionale che si sta compiendo in queste ore, compone un nuovo modo di vedere le cose, come se stessimo indossando collettivamente degli occhiali diversi, consapevoli però che la nostra vista peggiorerà progressivamente.
Ha aggiunto: “Nelle democrazie c’è un altro rischio, ossia la concentrazione del potere e della ricchezza. Ciò erode il nostro senso di unità e il nostro scopo comune. Ciò causa sfiducia e divisone. Prender parte alla nostra democrazia diventa estenuante e deludente, e le persone non sentono di avere più una possibilità. Dobbiamo tenere sotto controllo questo processo. So che è frustrante. Ma il diritto ad una possibilità è ciò che rende l’America se stessa. Tutti hanno il diritto ad una possibilità, non un risultato garantito, ma una possibilità equa e anche un campo in cui giocarsela. Per arrivare quanto lontano ti portino il duro lavoro e il talento”.
Con un’immagine spietatamente vintage degli Stati Uniti, Biden ha tentato di porre le basi per un futuro che è iniziato ieri, per come lui lo immagina e per come se lo è fatto raccontare da Trump durante le varie fasi della transizione da una presidenza all’altra. Come le macchie di Rorschach, ognuno vede nel disegno repubblicano quello che crede, facendosi allertare da ciò che più suona pericoloso. Alcune di queste macchie, però, dovrebbero conservare una porzione di oggettività. Invece, oggi, non abbiamo più neppure la certezza di vedere tutti la stessa cosa.
“Democracy dies in honestly a pretty well-lit room”
Quest’immagine è un frame di questo video. A margine della cerimonia di insediamento di Trump, Elon Musk ha partecipato ad un comizio aperto agli elettori, dove ha rivolto loro un sentito discorso per restituire il senso di quel momento: “Questa non è stata un vittoria qualsiasi. Ci sono elezioni che sono importanti, altre no. Ma questa è stata davvero importante. Voglio ringraziarvi per averlo fatto accadere”. Al termine del suo intervento a detto “my heart goes out to you”, una cosa che potremmo tradurre con “vi do il mio cuore” o “il mio cuore è vostro”. Poi, ha coronato questa frase con quel gesto, mimando il lancio del suo cuore, come facciamo quando tiriamo un bacio.
Da due giorni si discute di cosa significhi davvero quel braccio teso, se fosse intenzionale oppure no, se volesse fingere di lanciare il cuore mandando però un messaggio diverso a chi lo poteva cogliere. Su questa questione, darò brevemente la mia opinione, nonostante io tenda a non farlo qui. Credo che la risposta sia in tutto quello che Elon Musk ha fatto prima di alzare il braccio. Musk è una delle persone che ha investito più soldi nella campagna elettorale di Donald Trump, sostenendo l’introduzione di politiche violente contro le persone migranti, nonostante lui stesso sia una persona migrante, che ha vissuto per anni negli Stati Uniti senza un permesso idoneo alla sua condizione (ne parlavamo qui).
È tra gli uomini più ricchi del mondo, proprietario di un’azienda che senza scrupolo alcuno investe nel consumo energetico, contribuendo all’estrazione di minerali che danneggiano fortemente le condizioni ambientali dei luoghi in cui avvengono le operazioni di estrazione (ne parlavamo qui, è uno dei motivi per cui Trump è così interessato alla Groenlandia).
In passato, si è affiancato a partiti o personaggi di estrema destra anche fuori dai confini statunitensi. A inizio gennaio è entrato nel discorso elettorale tedesco, esortando gli elettori a votare per AfD, il partito di estrema destra posizionato tra il revisionismo storico e l’antisemitismo. Lo ha fatto su X, scrivendo che: “Gli elettori devono sostenere l’Afd, altrimenti la situazione in Germania diventerà molto difficile”. Similmente, ha un rapporto personale con Giorgia Meloni, ragione - tra le altre - per cui la Presidente del Consiglio era l’unica leader europea presente all'insediamento di Trump.
Sul genocidio del popolo palestinese ha detto che è “ovviamente sbagliato”, ma evitandolo “si lasceranno in vita molte persone che odieranno Israele”. Dal 17 novembre 2023, invece, su X è impossibile parlare liberamente di quello che accade a Gaza: il controllo delle espressioni utilizzate è capillare, e molti contenuti vengono bannati anche solo per l’utilizzo di alcune espressioni.
Più che il gesto di ieri sera, mi sembra che ci dica molto di lui tutto quello che ha fatto prima. Per quanto equivocabile, contestualizzabile, giustificabile (per alcuni che non sono io) il gesto di Elon Musk passerebbe inosservato se lui non fosse - fuori da quella stanza e da quel momento - comunque tacciabile di pensare, dire e fare cose tremende, quanto meno di estrema destra. Insomma, non mi sorprende che abbia alzato il braccio in quel modo, che quel gesto fosse automatico, che non abbia pensato a come la stampa avrebbe potuto interpretarlo o a come le persone avrebbero potuto parlarne sui social. Non era neppure preoccupato del contraccolpo al Presidente appena insediato, di cui praticamente non si parla da ieri.
“I am not gonna be a dictator, except for day one”
Questa è la frase che ha detto Trump durante la sua campagna elettorale, nel tentativo di tranquillizzare le persone che avevano ipotizzato una radicalità inedita nella sua nuova presidenza. Effettivamente, il primo giorno è stato un giorno pieno dal punto di vista esecutivo. Tutte le cartelle blu presenti in questa foto, sono degli ordini che il presidente ha voluto firmare come primi atti: non sono pochi e non sono neanche tutti andati a buon fine. Molti li ha annunciati durante la campagna elettorale e ribaditi durante il discorso di insediamento, in totale ha revocato 78 decreti esecutivi del presidente Biden:
Migrazione: ha detto che metterà fine allo ius soli, garantito dal quattordicesimo emendamento e che garantiva la cittadinanza ai figli dei migranti irregolari nati negli Stati Uniti. Il Presidente, tuttavia, non può cambiare la costituzione da solo, quindi non è chiaro come intenda bloccare questo diritto garantito. Oltre a questo, ha detto di dichiarare la situazione migratoria al confine con il Messico come “emergenza nazionale”, consentendo di sbloccare i fondi federali per la costruzione del muro, anche senza approvazione da parte del Congresso. A questo ha aggiunto che tornerà a considerare alcune componenti del cartello messicano come “organizzazioni terroristiche straniere”
Genere, diversità ed uguaglianza: un po’ come ha fatto Zuckerberg sulle sue piattaforme, Trump ha detto di voler interrompere qualsiasi pratica federale di D.E.I, ossia diversità ed inclusione. A questo proposito, ha detto che gli Stati Uniti riconoscono solo due generi, maschile e femminile. Per le persone transessuali non saranno più garantite politiche di protezione all’interno delle prigioni federali
Energia e ambiente: gli Stati Uniti si sono sottratti agli Accordi di Parigi (di nuovo), il patto che impegna la comunità internazionale a lavorare contro la crisi climatica. Nonostante questo, ha dichiarato emergenza energetica nazionale, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, sbloccando una serie di concessioni presidenziali in termini di lavori ad alto impatto ambientale. Ha eliminato i programmi di giustizia climatica che preservavano alcune comunità particolarmente esposte all’inquinamento ed ha eliminato qualsiasi limite ambientale di impatto umano in Alaska
OMS: con effetto immediato, ha ritirato gli Stati Uniti (di nuovo) dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità
Ha detto di voler cambiare il nome del Golfo del Messico in “Golfo degli Stati Uniti”. Qui una risposta di qualche giorno fa da parte di Claudia Sheinbaum, Presidente del Messico
Ha reintrodotto la pena di morte federale, eliminando la moratoria introdotta da Biden nel 2021. Ha definito possibile richiedere la pena capitale quando il crimine commesso riguarda la morte di un agente federale o quando il colpevole è una persona che vive irregolarmente negli Stati Uniti. Ha anche detto che vorrà intraprendere tutte le azioni necessarie e legali per garantire che gli Stati abbiano abbastanza farmaci per l’iniezione letale. Si può leggere di più qui
Dove seguire, per bene, i prossimi quattro anni di presidenza Trump:
Su Semafor, un giornale digitale indipendente, con sede in Africa e negli Stati Uniti
Su NovaraMedia, un’organizzazione media indipendente finanziato dai letto, presente con un sito e su Instagram
The Slow Factory, organizzazione no-profit che lavora per la liberazione collettiva e fa informazione
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