In che senso la Groenlandia
Trump dice di volerla annettere per ragioni economiche, intanto ci ha già mandato suo figlio
Buongiorno!
sono Benedetta e questa è Quarantasette, la newsletter di Generazione sugli Stati Uniti.
Tra poco Donald Trump sarà ufficialmente il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti e tra le cose più impressionanti che ha detto nell’ultimo periodo c’è questa, tradotta da Il Post: «Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta».
Cerchiamo di capire se può davvero prendere il controllo della Groenlandia, oltre a ricordarci dov’è che sta:
Iniziamo.
La Groenlandia è l’isola più grande del mondo, abitata da più di 57.000 persone. È un’ex colonia danese, oggi definita come territorio autonomo di Danimarca: occupa una posizione geografica unica e particolare, precisamente in mezzo agli Stati Uniti e all’Europa. La sua capitale, Nuuk, è più vicina a New York che a Copenaghen, la capitale della Danimarca.
Da sempre è considerata come un tassello fondamentale per la sicurezza degli Stati Uniti, separandola dalla Russia. Oltre a questo, è una zona strategica per i passaggi delle merci, caratterizzata dalla presenza del Northwest Passage (passaggio a nord-ovest), la rotta navale che collega l’oceano Atlantico e Pacifico al Mar Glaciale Artico. È, inoltre, parte dell’area GIUK: Greenland, Iceland, United Kingdom, cioè il varco oceanico al centro di questi tre territori. Questo passaggio è rilevante quasi esclusivamente per ragioni militari: viene preso in considerazione per la prima volta negli anni quaranta, perché ogni tentativo di arrivare all’oceano Atlantico da parte di forze nord europee sarebbe stato arginato attraverso lo stretto della Manica o i passaggi laterali all’Islanda.
Per la sua posizione di valore geografico e politico, Trump non è il primo presidente statunitense ad interessarsi di Groenlandia. Nel 1867 il Presidente Johnson ha comprato l’Alaska, considerando nei suoi piani di fare lo stesso con la Groenlandia. Al termine della Seconda guerra mondiale, invece, l’amministrazione Truman ha offerto alla Danimarca 100 milioni di dollari per ottenere il controllo dell’isola. Nessuna delle offerte fatte finora sono riuscite nel loro intento, tuttavia nel 1951, con un trattato di difesa, gli Stati Uniti sono riusciti a stabilire una base aerea nel nord dell’isola, la Pituffik Space Base, posizionata esattamente a metà tra New York e Mosca, dotata di un sistema di allerta missilistico.
Oltre alle sue caratteristiche di posizionamento, la Groenlandia è un bacino ricchissimo di risorse naturali: olio, gas, metalli rari utilizzati nella fabbricazione di macchine elettriche e pale eoliche per la transazione ecologica, così come le risorse necessarie per l’industria militare. Oggi, è la Cina a dominare la produzione di risorse rare, ed ha già minacciato di ridurre l’esportazione dei minerali associati allo sviluppo di sistemi tecnologici. Tra le principali ragioni di questo interesse repubblicano verso l’isola - quindi - c’è quello di riprendere esplicitamente lo scontro economico con la Cina, leggermente assopito durante l’amministrazione Biden, ma caratteristico di qualsiasi intervento politico mai fatto finora da Trump.
Per le sue caratteristiche ambientali, la Groenlandia è tra i luoghi della terra più esposti alla crisi climatica. Il progressivo scioglimento dei ghiacciai, però, significa anche la nascita di nuove opportunità, come quella di tracciare nuove rotte commerciali, aumentando la superficie navigabile nella zona del passaggio a nord-ovest. Solo nel 2024 il commercio nella zona artica è aumentato del 37%, secondo l’Arctic Council, soprattutto a causa del riscaldamento terrestre.
Alle recenti manifestazioni di interesse nei confronti dell’isola si sono opposte sia la Groenlandia che la Danimarca. Il Primo ministro della Groenlandia, Múte Inequnaaluk Bourup Egede, ha scritto su Facebook che: “Non siamo in vendita e non lo saremo mai. Non dobbiamo perdere la nostra decennale lotta per la libertà”. L’ex primo ministro, invece, ha detto che le affermazioni di Trump erano rivolte agli americani e che non si può “semplicemente comprare un paese o un popolo”, ma i piani di Trump sembrano essere diversi.
Ieri, durante una conferenza stampa in Florida, Trump ha detto che non solo è interessato al controllo della Groenlandia, ma anche del Canale di Panama. Un giornalista gli ha chiesto: “Può assicurare al mondo che non proverà ad ottenere il controllo di aree come la Groenlandia o Panama e che non userà coercizione militare o economica?” Trump ha risposto: “No. Non posso assicurarvelo. Non mi impegnerò in questo senso. Può essere che dovremo fare qualcosa”. Ha risposto anche in merito al suo interesse nei confronti del Canale di Panama, dicendo - sorpreso e quasi sconvolto - che oggi il controllo del Canale è prevalentemente cinese. Ancora una volta, i termini di questo interesse sembrano essere parte del dibattito economico che interessa Stati Uniti e Cina. È come se, all’alba del suo nuovo mandato, Trump abbia progettato il futuro del paese in termini conflittuali verso la Cina, senza considerare - per esempio - le ripercussioni in termini di politica estera e di equilibrio con l’Europa, di cui la Danimarca fa parte. O meglio, se pur lo ha considerato lo ha pure ritenuto superfluo.
Diversi giornalisti si sono poi alternati in altre domande di chiarificazione, senza riuscire ad ottenere alcuna risposta, se non che si tratta di una “questione economica”.
Come primo segno di determinazione e forza politica, oggi il figlio di Trump, Trump Jr., è arrivato in Groenlandia, accompagnato dal podcaster Charlie Kirk e Sergio Gor, imprenditore americano. È interessante vedere come le varie figure che hanno accompagnato la campagna elettorale di Donald Trump, per garantirgli eco mediatica ed interesse tra i più giovani, stiano tutto sommato trovando spazio anche dopo la vittoria.
Trump Jr. aveva detto, prima di partire, che si trattava di un “viaggio personale di una giornata”, tuttavia la scarsa credibilità di questa versione è presto crollata e ha aggiunto che era lì insieme a “vari rappresentanti” per “visitare alcune aree e siti magnifici”. In un post su X, ha scritto: “Sento dire che tante persone della Groenlandia siano MAGA (Make America Great Again, ndr)” e ancora: “La Groenlandia è un posto bellissimo, e le persone beneficeranno dell’annessione alla nostra nazione, quando e se avverrà. La proteggeremo, ne avremo cura, da un tremendo mondo esterno. Make Greenland Great Again!”.
Nessuna figura politica della Groenlandia ha voluto commentare questa visita, ritenuta personale e non ufficiale. Si vede che si ritengono soddisfatti di quanto ha detto il Primo ministro durante il discorso di capodanno: "Dobbiamo liberare l’isola dalle catene della colonizzazione”.
Cose che ho letto-visto-ascoltato questa settimana:
Se non conoscete Charlie Kirk, vi consiglio di recuperare questo dibattito pubblicato su YouTube dalla casa di produzione Jubilee, nel periodo elettorale, dal titolo “Possono 25 studenti universitari liberali battere 1 conservatore?”
Alcune parti degli interventi di Trump sulla Groenlandia, nella conferenza stampa di ieri in Florida