Buongiorno!
sono Benedetta e questa è Quarantasette, la newsletter di Generazione sugli Stati Uniti.
È passata una settimana dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e sono già successe molte cose. Tra le varie, abbiamo scoperto chi sarà davvero il nuovo presidente: pensate, non si è neppure impegno in una campagna elettorale. A saperlo!
Iniziamo.
Negli ultimi mesi di campagna, Elon Musk - imprenditore e fondatore di SpaceX - si è impegnato in modo particolare per sostenere Donald Trump. Oltre ad essere stato il suo principale donatore, ha anche partecipato a diversi comizi repubblicani, lasciando intendere quali siano, per lui, le urgenze degli Stati Uniti.
Ha recentemente affermato che «Non saremo un vero paese senza dei confini sicuri», e che i confini aperti e i migranti irregolari stanno distruggendo gli Stati Uniti. Perseguendo il più comune dei cliche, Elon Musk e suo fratello Kimbal sono stati per primi delle persone migranti. Sono nati e cresciuti in Sud-Africa: Elon è arrivato negli Stati Uniti durante gli anni dell’università, per frequentare un corso alla Stanford University, nel 1995. Tuttavia, non ha mai perseguito la laurea, continuando a sfruttare illegalmente il permesso di permanenza per ragioni di studio per fondare e lavorare alla sua prima azienda, Zip2, che ha poi venduto nel 1999 per 300 milioni di dollari.
Secondo il Washington Post, gli studenti stranieri che abbandonano gli studi, non possono rimanere negli Stati Uniti e iniziare a lavorare, tantomeno fondando un’azienda, anche se non ricevono uno stipendio. Su questo, si è espresso anche Derek Proudian, un ex membro del consiglio d’amministrazione di Zip2, che ha detto: «Il suo [di Elon Musk, ndr] status d’immigrazione non doveva consentirgli di gestire legalmente un’azienda con dei dipendenti negli Stati Uniti». Altri sei ex-dipendenti dell’azienda, invece, hanno detto di essere stati al corrente del fatto che Musk fosse nel paese con un permesso studentesco, quindi illegalmente. Negli ultimi anni ha parlato spesso di questa situazione, cambiando di tanto in tanto la versione offerta al pubblico. Nel 2020, partecipando ad un podcast, ha detto: «Ero legalmente qui, ma avrei dovuto studiare. Avevo però il permesso di fare dei lavoretti per supportarmi [economicamente, ndr]».
Secondo una ricostruzione, Musk avrebbe messo al corrente l’università del fatto che non avrebbe partecipato ai corsi, conseguentemente - però - avrebbe dovuto lasciare il paese. Sembra, e non solo nel suo caso o in quello di suo fratello, che negli anni Novanta - con la presidenza del democratico Clinton - la situazione riguardo i permessi di permanenza delle persone migranti fosse piuttosto elastica. Hanno preso una piega diversa, di cui osserviamo ancora il lascito, dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.
In attesa del risultato del voto, Elon Musk e Donald Trump sono stati insieme nella casa del Presidente, a Mar-a-Lago. Quando il risultato si era ormai fatto certo, Musk ha scritto su X: «Il futuro sarà fantastico», corredando il tweet con una foto di un missile della sua azienda, SpaceX.
Il ruolo che si ritaglierà nella nuova presidenza non è ancora chiaro, ma è già evidente che non sarà marginale. Partecipando ad un comizio al Madison Square Garden, lo stesso in cui il comico Tony Hinchcliffe si è spinto in simpatici commenti verso le persone portoricane - Musk ha parlato e ha detto: «Vi toglieremo il governo dalle spalle e lo porteremo fuori dal vostro portafoglio. Stanno sprecando i vostri soldi, e il Dipartimento d’Efficenza del governo risolverà tutto questo». Non era la prima volta che faceva riferimento alla formazione di questa commissione o dipartimento. L’8 settembre ha pubblicato un meme (possiamo definirlo così?) in cui appare la sigla “D.O.G.E”, poi interpretata come rispondente ai dipartimenti della difesa, dell’educazione, della “patria” e della sicurezza combinati insieme.
Sappiamo che Trump ha discusso con Musk la possibilità di creare un ufficio governativo per gestire la comunicazione governativa con aziende private. Brian Hughes, consulente della campagna repubblicana di Trump, ha detto: «Come ha detto il Presidente Trump, Elon Musk è un genio, un innovatore e ha letteralmente fatto la storia costruendo sistemi creativi, moderni e efficienti. La commissione sarà composta da persone che si dedicheranno a questa missione, e il Presidente Trump è intenzionato a dare il controllo della commissione a Mr. Musk, per analizzare la funzionalità del governo».
Ma è evidente che il ruolo affidato o costruito attorno a Musk non si limiterà a questo. Mercoledì scorso, si è unito al Trump per una telefonata al Presidente ucraino Zelensky. Secondo quanto riportato, la telefonata è iniziata con una conversazione tra i due leader, che hanno sottolineato come la comunicazione tra loro due in quel momento fosse possibile solo grande a Starlink, il servizio di connessione ad internet di proprietà di Musk, che lui stesso ha donato alle forze militari ucraine nel 2022. Quando Trump ha reso nota la presenza di Musk al suo fianco, Zelensky ha chiesto di poterci parlare: lo ha ringraziato per il suo servizio di connessione ad internet e comunicazione, fondamentale per le operazioni militari ucraine.
Nonostante nessuno dalla parte di Trump abbia voluto commentare la telefonata, gli ufficiali ucraini si sono fatti scappare che Musk parteciperà anche a prossime chiamate tra il nuovo presidente, altri leader mondiali e Zelensky.
Una cosa analoga è capitata qualche giorno prima, mentre Trump e Musk erano a cena insieme (per caso?), Trump è stato chiamato da Erdogan, il Presidente turco. Insomma, se c’è una cosa che in questo mare di nuove prassi repubblicani resta certa, è che due leader - a meno che non si tratti di emergenze - non si telefonano casualmente. Sono sempre chiamate pianificate, con un ordine di cose di cui discutere e - spesso - con dei traduttori simultanei a disposizione.
I 75 milioni di dollari donati da Musk per la realizzazione della campagna elettorale repubblicana, lo stanno portando ben oltre questa. La vicinanza a Donald Trump e l’interferenza istituzionale che il nuovo presidente gli sta concedendo, sono un’inedito per tutti. Che un imprenditore, lontano dalla politica per come la intendiamo formalmente, possa fare tutti questi passi verso delle questioni ben più che delicate, ci dimostra - non che ci servisse ancora - l’estrema differenza attitudinale di Donald Trump con qualsiasi altro leader che l’ha preceduto.
Cose che ho letto-visto-ascoltato questa settimana:
Un’intervista ad un giovane Elon Musk, nel 1996
Come Starlink di Elon Musk è utilizzato nella guerra in Ucraina e a Gaza, un articolo di Geopop