Il 6% su cui si gioca l'elezione
Sono gli elettori indecisi e, nonostante il dibattito, sembrano piuttosto confusi
Buongiorno!
sono Benedetta e questa è Quarantasette, la newsletter di Generazione sulla campagna elettorale americana. Alle prossime elezioni presidenziali mancano 41 giorni.
Il consiglio di questa settimana è di non introdurvi in casa di Kamala Harris. In una recente intervista con Oprah, Harris si è fatta scappare che se qualcuno mai entrasse in casa sua, lei sarebbe pronta a sparargli. La frase non è passata inosservata, neppure Oprah è riuscita a contenere un’espressione interrogativa. Harris, per provare a recuperare, l’ha buttata sul ridere dicendo «forse questo non l’avrei dovuto dire. Se ne dovrà occupare il mio team più tardi».
Iniziamo.
Dopo l’ultimo dibattito tra i due candidati, i sondaggi in merito al possibile vincitore si sono fatti sempre più importanti. Tra i due non c’è mai stato uno scarto elevato, in nessuna fase della corsa e - anche ora - è davvero complesso prevedere la vittoria.
Per giorni Harris e Trump si sono attestati su un testa a testa che variava ogni giorno, posizionando entrambi attorno al 46%. All’inizio di questa settimana, invece, Kamala Harris è in vantaggio con il 48%, mentre Donald Trump ha il 46%. Questa è la fase in cui quasi ogni cosa che i candidati decidono di dire o fare, potrebbe produrre una variazione fondamentale nei sondaggi o - in ultimo - nell’elezione. Considerando la categoria degli indecisi - che si attesta più o meno attorno ad un 6% dell’elettorato - è possibile considerare che sarà il loro voto a definire chi vincerà.
Se avete seguito diligentemente questa newsletter sono sicura che vi parrà strano immaginare che ci possa essere qualcuno di indeciso tra due candidati così diversi tra loro. Sono anche sicura che negli ultimi mesi abbiate sentito parlare tanto di polarizzazione, di come negli Stati Uniti i due partiti stiano gradualmente prendendo posizioni così opposte e distanti, radicali anche, lasciando un abisso di mezzo - quello in cui poi, secondo molti, si ritroverebbero la maggior parte dei cittadini americani.
La realtà ci dimostra che il racconto comune di queste elezioni svia spesso dall’analisi sincera di quel che accade. E quel che accade, lo vedremo, è che sono molti gli elettori che notano delle analogie tra i due candidati, al punto che solo una o due delle loro iniziative o promesse li tiene distanti dall’affidargli la loro fiducia.
NPR, un’emittente radiofonica e un organo di stampa indipendente, ha condotto un sondaggio con alcuni elettori statunitensi indecisi, per cercare di capire come vedono l’elezione dopo il sondaggio.
È emerso che il dibattito è stato importante per Harris: la maggior parte degli intervistati hanno detto che a lei è andata meglio rispetto a Trump. Nonostante questo non tutti si sono convinti a votarla, quanto più hanno tratto un beneficio diverso: si sono rassicurati rispetto alla sua conoscenza e alle sue posizioni, prendendo maggiormente le sue parti. Le persone che hanno detto di pendere di più verso Harris - seppur non ancora definitivamente - sono prevalentemente donne. Questo gap si riflette anche nei sondaggi a livello nazionale, dove Harris riesce a catturare maggiormente l’elettorato femminile.
In molti dei partecipanti al sondaggio hanno detto di essere preoccupati dalle politiche economiche di Harris. Negli ultimi anni, ha raccontato un uomo di trent’anni, «i miei acquisti si sono fatti più costosi». Effettivamente - e può capitare di dimenticarselo - Harris non è una candidata del tutto nuova e apparsa dal nulla, è responsabile degli ultimi anni di presidenza Biden, avendo assunto in quel frangente un ruolo fondamentale. Anche una donna di 59 ha detto di fidarsi di più di Trump in materia economica, ma si è detta delusa dal mondo in cui entrambi i candidati hanno trattato la materia. Si definisce, infatti «ne una grande repubblicana, ne una grande democratica».
Come dicevamo nello scorso numero, commentando il dibattito, la pessima performance di Trump ha portato alcuni indecisi ha scegliere Harris - per esclusione. È il caso di una donna di 45 anni, proveniente dall’Arkansas e madre di cinque figli, che ha detto ad NPR di voler votare per Harris, ma per colpa di Trump. Ha detto:«credo che il poco rispetto per le donne che dimostra Trump non gli stia convenendo per la sua corsa alla presidenza», e poi ha aggiunto «non è qualcuno che vorrei fosse un modello per le mie figlie. Lei (Harris, ndr) è una donna, e forse avere una donna presidente sarà positivo per il paese… ho già dato una chance all’altro tizio, perché non darla a lei?»
Come immaginavamo, uno degli spartiacque tra i due candidati riguarda la guerra a Gaza. È stato uno dei principali temi affrontati durante il dibattito, che nel caso di Thiago - un ragazzo di 21 anni proveniente dal New Jersey - ha contribuito a decidere meglio il proprio voto. Ha detto «Donald Trump non prenderà il mio voto. Sono ancora indeciso se votare per Kamala ne vale la pena, visto che non ha un’ottima opinione sulla Palestina. E visto che sta puntato di più a membri conservatori del proprio partito piuttosto che quelli progressisti».
Qualcuno, invece, sta cercando di capire se votare - al di là del candidato. Ron Gideon, di 61 anni e proveniente dall’Oklahoma, è un repubblicano tesserato. Ha votato per Trump nel 2016, ma non nel 2020 per «alcune decisioni che ha preso». Rispetto al voto di quest’anno ha detto che non voterà per Harris: «capisco il suo piano economico. Però il suo liberalismo è un po’ troppo per me».
Il sondaggio, dimostra che la questione degli indecisi tocca precisamente ciascuna delle pagine lasciate in bianco dai due candidati. Da un parte, emerge una grande richiesta dei middle-ground, cioè di trovarsi a metà strada. Sono molti gli elettori che comprendono i piani di uno o l’altro candidato, trovandosi però impossibilitati a scegliere, perché per qualche ragione li trovano troppo estremi.
Ieri pomeriggio è stato condiviso sui profili ufficiali di Kamala Harris, un nuovo video per la sua campagna elettorale. Dura 30 secondi e si chiama “Not Again”.
Sul filone di quello che dicevamo, questo video riporta la testimonianza di una coppia che racconta di aver sempre votato per Donald Trump, ma di aver cambiato idea per questo turno elettorale. Dicono: «il 6 gennaio è stato il momento in cui mi sono svegliato», «Donald Trump divide le persone, abbiamo già visto cosa è in grado di fare», e ancora, «non ha mai fatto nulla per noi. A Kamala Harris importa del popolo americano. Non ho mai votato per i democratici, siamo repubblicani da una vita. Ma qui la scelta è facile, voteremo per Kamala Harris».
È un modo, questo, per rivolgersi a tutti quegli elettori che come loro stanno valutando se cambiare partito di riferimento, in un momento in cui il candidato repubblicano non solo viene considerato largamente inadatto, ma anche pericoloso. Sono molti i repubblicani che prendono come riferimento i fatti del 6 gennaio e gli attacchi di Capitol Hill, quella serie di eventi hanno segnato per la prima volta nella storia americana un passaggio di poteri rallentato e praticamente impedito dal candidato perdente. Anche per chi - quasi per tutta la vita - si è schierato con i conservatori, Donald Trump è troppo.
Cose che ho letto-visto-ascoltato questa settimana:
Il sondaggio di NPR si può leggere integralmente qui
Grazie per aver letto questo numero di Quarantasette. Noi ci sentiamo mercoledì prossimo.