C'è vita dopo questo dibattito?
È stato davvero imbarazzante e preoccupante, soprattutto per il Presidente Biden e i democratici
Buongiorno!
sono Benedetta e questa è Quarantasette, la newsletter di Generazione sulla campagna elettorale americana. Alle prossime elezioni presidenziali mancano 128 giorni.
Eravamo rimasti che ci saremmo sentiti nel fine settimana, invece eccoci qui. Il dibattito è stato talmente un disastro - anche oltre le aspettative - che non serve neppure aspettare qualche giorno per comprenderne gli effetti sui sondaggi.
Si è aperta una crisi dentro il Partito Democratico, ma anche per ciò che rimane della Presidenza Biden. Può essere interessante, a distanza di un paio di giorni, riprendere in mano la matassa che abbiamo iniziato a sbrogliare l’altro-ieri e cercare di capire cosa potrebbe succedere adesso.
![](https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2Fa575112d-dcd9-48da-a05f-35622815538c_1200x800.webp)
Iniziamo.
Per parlare di questo dibattito può esserci d’aiuto tornare un po’ indietro nel tempo. Nel 2012 la corsa per la presidenza era partecipata da Barack Obama e Mitt Romney, già governatore repubblicano del Massachusetts. Anche a loro era toccato un dibattito, che ieri - con un tempismo perfetto - ha ricominciato a circolare su molte home page di Youtube, come per magia. Capitare per caso su quel confronto offre molti spunti ed una chiara traccia storica di cosa - fino a pochi anni fa - erano capaci gli Stati Uniti.
I primi secondi mostrano già una serie di anomalie rispetto a ciò cui abbiamo assistito la scorsa notte. C’è solamente un moderatore, c’è un pubblico che applaude e si fa sentire durante l’ingresso dei due candidati e poi ci sono gli sfidanti: Obama che Romney raggiungono il palco sorridendo, si avvicinano e si stringono la mano ancora prima di avvicinarsi ai podi o guardare il pubblico. Si borbottando sorridendo un imbocca al lupo e qualche parola indecifrabile, senza sembrare neppure per un secondo avversari. Poi salutano le persone presenti in sala e le ringraziano, raggiungendo le postazioni assegnate.
Il primo tema introdotto nel dibattito è il lavoro, più nello specifico la disoccupazione. Era il 2012 e gli Stati Uniti avevano appena promosso la riforma del Jobs Act, che poi - nel 2016 - avrebbe riciclato con fatica anche il Premier Matteo Renzi. Il moderatore domanda ad entrambi i candidati come avrebbero voluto trattare il tema durante la loro possibile presidenza e dà la parola a Obama. Prima di rispondere l’ex presidente dice: «Grazie Jim (il moderatore, ndr) per questa opportunità. Grazie al governatore Romney e all’università di Denver per l’ospitalità. Ci sono molte cose di cui voglio parlare stasera, ma la più importante è che vent’anni fa sono diventato l’uomo più fortunato della terra, perché Michelle Obama mi ha permesso di sposarla. E quindi voglio solo augurarle, tesoro, buon anniversario. E ti prometto che tra un anno non festeggeremo davanti a 40 milioni di persone». Il suo avversario sorride, si rivolge con uno sguardo a Michelle Obama e le fa un gesto di augurio, mentre Obama inizia a parlare della crisi finanziaria del 2008 e di ciò che ha fatto per risollevare il Paese da quel momento così difficile, «il più difficile dalla grande depressione», aggiunge.
Mentre Barack Obama parla, il suo avversario lo guarda e lo ascolta. A volte china la testa e prende appunti, a volte - addirittura - annuisce mostrando d’essere d’accordo con lui. Nel mezzo del suo intervento rispetto alla disoccupazione Obama dice: «Comprendo la visione di Romney, ma la mia è un po’ diversa». Ancora, lui annuisce e sorride. Entrambi si rivolgono spesso agli elettori, riconoscendo la loro presenza e riconoscendo che il loro confronto è propedeutico al voto, a chiarificare la decisione delle persone. Prima di prendere la parola Romney ringrazia a sua volta l’università di Denver per l’ospitalità e il Presidente Obama per avergli dato l’onore di quella conversazione. E aggiunge: «Congratulazioni a lei signor Presidente per il suo anniversario. Sono sicuro che questo è il posto più romantico che si poteva immaginare, qui con me! Congratulazioni, davvero». A quel punto torna sulla domanda e racconta che negli ultimi mesi di campagna elettorale ha incontrato molte persone, tra cui giovani madri o ragazzi che gli hanno chiesto di trovargli un lavoro. Mentre racconta di questi episodi il Presidente Obama annuisce, condividendo la sua preoccupazione.
![](https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2Fafd175df-815a-43a2-a7ec-19b878328609_1200x800.webp)
Di un dibattito così composto ed educato, politicamente puntuale e veritiero, restano solamente le cravatte indossate dai candidati - blu per i due democratici e rosse per i repubblicani. Completando la metafora, dei due partiti statunitensi resta solo l’involucro, la forma, un distante contorno che sembra non riempirsi mai di sostanza, seppur sia richiesta da molti - dentro e fuori la nazione.
Biden e Trump hanno mostrato di avere un’ossatura diversa da quella dei corrispettivi nel 2012. Non si sono salutati, si sono raramente guardati in faccia, non hanno ringraziato nessuno e non hanno mostrato il garbo e l’educazione necessarie per sostare su quel palco, in questo momento storico, senza apparire arroganti, impreparati e incomprensibilmente irritati, come è invece successo. La maggior parte delle loro interazioni sono state tentativi di affondarsi vicendevolmente, senza riuscirci per le ragioni più disparate, tra cui una scarsa memoria politica e formazione per essere lì ed una scarsa memoria punto, mischiata ad un’età che non è mai stata adatta a candidarsi, neppure la prima volta.
Biden ha accusato Trump di avere «l’etica di un alley cat». “Alley cat” è un videogioco degli anni Ottanta, in cui un gatto si intrufola nelle case di estranei per completare delle missioni. Trump, invece, ha più volte detto che Biden è talmente debole da non essere neanche all’altezza di partecipare a quel confronto. Quando è stato domandato ad entrambi di commentare le preoccupazioni degli elettori rispetto alla loro età, Biden ha detto: «Questo signore (Trump, ndr) è più giovane di me di tre anni ma molto meno competente». Trump, invece, ha risposto raccontando di essersi più volte sottoposto a test fisici e cognitivi, offrendo come prova della propria buona salute la sua carriera nel mondo del golf: «Ho appena vinto due campionati di club. Ho visto come batti, tu non sai colpire una palla oltre i 50 metri», riferendosi all’avversario.
I due hanno poi parlato di sanità, forse il punto dove Biden si è trovato più in difficoltà. Ha detto: «Abbiamo finalmente battuto Medicare». Medicare è l’assicurazione sanitaria statunitense controllata dal governo. A questo Trump ha risposto: «Sì, l’avete battuta finché non è morta. Sta (Biden, ndr) distruggendo Medicare perché tutte queste persone che stanno arrivano (persone migranti, ndr) le mette sotto Medicare». Sostenendo, quindi, che le persone migranti che arrivano negli Stati Uniti vengano accolte ben oltre le possibilità concesse agli americani, vedendosi regalate - ad esempio - un’assicurazione sanitaria.
I due candidati hanno toccato altri temi: economia, politica estera, immigrazione, aborto, cambiamento climatico, lo stato della democrazia e la criminalità. Non si sono concentrati - come avevamo tentato di prevedere - sull’aborto o sulle condanne di Donald Trump, che sono state riassunte in un affaticato borbottio di Biden.
Nessuna delle affermazioni dei candidati, con grande sconcerto di molte persone, è stata sottoposta a fact-checking. Quindi, entrambi hanno liberamente replicato, spesso e volentieri mancando di dire la verità o presentare le cose come stanno veramente, spostando il discorso su punti imprecisi, macchinosi, costituendo a volte vere e proprie menzogne.
Biden ha detto che durante la sua amministrazione sono stati creati 800,000 nuovi posti di lavoro nell’ambito manifatturiero. Secondo il Washington Post sono stati creati circa 25,000 nuove occupazioni di questo tipo, senza alcun aumento nel 2024. Sulla stessa scia, Trump ha detto di mandare il suo plauso ai militari per non essersi impegnati in alcuna guerra: in realtà, durante la sua presidenza circa 65 truppe sono morte in conflitti o azioni ostili. Ciò è avvenuto in Siria, in Iran e più genericamente nella lotta all’ISIS.
Trump ha detto anche: «L’unica cosa che lui (Biden, ndr) ha detto correttamente è che ho fatto il più grande taglio alle tasse della storia». L’amministrazione Trump ha tagliato circa lo 0,9% delle tasse sui prodotti domestici, a fronte del taglio del 2,98% ottenuto dalla presidenza Reagan nel 1981.
Rispetto all’aborto, per quanto poco se ne sia discusso, Trump ha detto: «Il problema che hanno è che sono radicali perché toglierebbero la vita a bambini all’ottavo mese, al nono mese, anche dopo la nascita, dopo la nascita! Se guardare all’ex governatore della Virginia, ha detto che lo avrebbe fatto. Ha detto: metteremo il bambino da una parte e cercheremo di capire cosa farci, nel senso che lo uccideremo». Non è una novità che per i repubblicani i democratici siano una clinica abortiva ambulante per tutta la nazione, tuttavia le leggi federali pongono delle regole ferree per l’interruzione di gravidanza, che nessun politico democratico ha mai messo in discussione pubblicamente. L’affermazione dell’ex governatore dello Stato del Virginia, Ralph Northam, risale al 2019 e diceva che interruzioni di gravidanza dopo i termini temporali previsti sono: «fatte in casi in cui ci siano gravi malformazioni. Può capitare che un feto non sia vivo. Quindi in questo caso specifico, se un madre è in travaglio, so dirvi benissimo cosa accade. Il nascituro viene partorito, viene messo al sicuro e viene resuscitato se questo è ciò che la madre e la famiglia desiderano. E dopo ci sarà una discussione tra i medici e la madre». In molti hanno supposto che Northam stesse incitando all’infanticidio: in realtà stava - molto confusionariamente - spiegando la pratica medica vigente nel caso di sofferenza fetale.
Kate Smith, senior director di Planned Parenthood - l’organizzazione nazionale che si occupa di salute riproduttiva, interruzione di gravidanza ed educazione sessuale - ha scritto su X: «Com’è possibile che nessuno dei moderatori fa fact-checking su queste cose senza senso dette riguardo l’interruzione di gravidanza??». E ancora, Anthony Coley, autore di NBC News e MSNBC ha scritto: «L’assenza di fact-checking in tempo reale è il più grande fallimento di questo dibattito». Effettivamente, se i due candidati fossero stati limitati nella risposta libera ed immaginaria ad ogni quesito proposto, forse avremmo potuto vedere un confronto diverso, in cui anche Trump viene messo in discussione.
Potendo accedere a qualsiasi meandro della propria mente per trovare una risposta verosimile e dovendosi scontrare solo con la demenza senile del proprio avversario, Donald Trump è riuscito senza grandi fatiche a conquistare il dibattito, risultandone vincitore.
Il Presidente Biden, invece, che aveva un bisogno disperato del dibattito per rassicurare rispetto a tutti gli scetticismi dovuti alla sua età, ha perso una grande occasione - dimostrando l’opposto. Maria Shriver, nipote di John Fitzgerald Kennedy, ha scritto su X: «Io amo Joe Biden. So che è un brav’uomo. So che il suo cuore è buono. So che si impegna per il nostro paese e so che è circondato da brave persone. Questa serata è stata straziante per molte ragioni. Questo è un grande momento politico. C’è panico nel Partito Democratico. Sarà una lunga notte». Ciò a cui Shriver ha sottilmente fatto riferimento è la discussione principale della giornata, cioè:
Cosa succederà ora?
Molti hanno discusso della possibilità che il Partito Democratico avanzi una nuova candidatura, sostituendo Biden. Fare una cosa del genere al momento è possibile, ma per prima cosa il Presidente deve accettare di abbandonare la corsa, opzione che al momento non sembra essere tra i suoi progetti.
Nel caso dovesse cedere il proprio posto, i meccanismi di sostituzione sono abbastanza semplici: alla Convention Nazionale dei Democratici, che inizierà il 19 agosto, i delegati voteranno per un altro\a candidata. Tuttavia, il tempo è tiranno. Se i democratici intendono sostituire la loro candidatura dovranno farlo entro il 7 agosto, 90 giorni prima delle elezioni, per far in modo che il nome del nuovo candidato arrivi sulle schede elettorali di ogni Stato.
E ci sono già delle opzioni sul tavolo. La prima è l’attuale vice-presidente Kamala Harris, già considerata al momento della sua elezione come possibile successore di Biden. Da quel momento, in realtà, è stata molto poco sulle scene, se non per niente.
C’è poi il Governatore della California Gavin Newsom. Rispetto alla possibilità di sostituire Biden, Newsom ha detto: «Non credo sia d’aiuto, e credo non sia necessario. Dobbiamo andare avanti e tenere la testa alta. E come dico io: dobbiamo coprire le spalle di questo presidente. Non volti le spalle per colpa di una performance. Che razza di partito lo farebbe? …è diventato più forte. È diventato più resistente durante il dibattito».
C’è anche la Governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, che si è espressa venerdì rispetto alla corsa presidenziale: «Joe Biden è in corsa per servire il popolo americano. Donald Trump è in corsa per servire Donald Trump. La differenza tra la visione di Joe Biden nell’assicurarsi che tutti in America abbiano una possibilità e il piano personalistico e pericoloso di Donald Trump, si acutizzerà mentre ci avvicineremo a novembre».
Si sta prendendo il considerazione anche il Governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, l’unico che ha ammesso che Biden non abbia fatto una bella performance durante il dibattito. Anche il Senatore Raphael G. Warnock, l’unico afroamericano di questo elenco, potrebbe essere un sostituto considerato dal partito. Con lui anche il Governatore dell’Illinois J.B. Pritzker e il Governatore del North Carolina Roy Cooper.
Parleremo lungamente di tutti loro, se il Partito Democratico degli Stati Uniti ce ne darà ragione. Per il momento, sembrerebbe che Biden intenda intascarsi il dibattito come una vittoria - con una delle sue classiche borbottate - procedendo come nulla fosse. Durante un comizio elettorale di ieri, a seguito del dibattito, ha detto: «Ragazzi, può essere che io non cammini così facilmente come una volta. Può essere che non dibatta così bene come una volta. Ma ciò che so fare è dire la verità».
Ma dov’era questa energia giovedì notte?
Grazie per aver letto questo numero di Quarantasette. Noi ci sentiamo mercoledì prossimo.